Carolina de' Castiglioni - Una sciura per amica

Carolina de' Castiglioni - Una sciura per amica

Intervisto Carolina su Google Meet a giugno, entrambe ancora a Milano ma con poco tempo per organizzare un incontro dal vivo.

Sono felice di poter fare due chiacchiere con la young sciura più famosa di Instagram.

Com’eri da bambina?

Ero molto diversa rispetto a come sono adesso, ero molto timida. Qualcuno mi ha descritta come  una bambina molto triste, non so perché, non credo ci sia una vera motivazione. Ero alquanto solitaria e facevo fatica a socializzare, non mi piaceva parlare…cosa che adesso è cambiata molto (ride). Avevo pochi amici, non mi piaceva stare in ambienti affollati, ero molto timida, lo sono ancora, però lo maschero molto bene. Poi ho fatto il primo corso di teatro e,  a partire da quel momento, è cambiato tutto.

 

Quando hai capito che saresti diventata un’attrice?

L’ho capito quando, durante il mio primo corso di teatro all’oratorio, mi sono sentita veramente brava in qualcosa. Ho subito percepito una grande affinità con il mondo della recitazione, con il teatro. Tra l’altro era una cosa che non volevo fare, sono stata costretta da una mia amica. Alla fine del primo spettacolo  mi sono sentita bene e la nostra insegnante, Chiara, mi ha detto: “Secondo me sei brava, dovresti studiare teatro”. 

A 16 anni, un’età molto delicata, ho rischiato di mollare tutto. Guardandomi indietro, posso dire che all’epoca ero una ragazzina un po’ superficiale. Al liceo mi interessavano  cose futili come la popolarità, avere un fidanzato, ho rischiato di perdere le cose che mi facevano stare bene e ho cominciato a saltare le lezioni del mio corso di teatro. Ricordo molto bene la mia insegnante del Litta, Stefania Umana, che mi conosceva bene e mi ha dato la giusta spinta e motivazione per proseguire il mio percorso. Era quello di cui avevo bisogno in quel momento; sarò per sempre grata alle mie due insegnanti per aver creduto in me.

Da adolescenti si è bombardati sotto tanti punti di vista, ricordare a un ragazzo quanto valga e avere fiducia in lui è un gesto molto forte.

A 19 anni ti trasferisci a NY per frequentare la NYU University, dove ti sei laureata in recitazione e filosofia. Parlaci della tua esperienza.

Finora questa è stata la più bella esperienza della mia vita. New York è casa mia, dal giorno in cui sono atterrata nel 2014, non ero mai stata a New York prima di allora. Ho fatto un programma estivo alla Columbia e mi sono innamorata perdutamente del modo in cui  si studia recitazione, mi affascinava tantissimo. E poi mi sono resa conto che era una città che tirava veramente fuori il meglio di me. A quel tempo c'erano dei lati della mia personalità che non mi piacevano, quelli legati alla superficialità, alla cattiveria un po’ “gossippara” tipica di alcune fasi adolescenziali. Volevo estirpare questi aspetti del mio carattere e devo ammettere che in quel contesto mi sono sentita molto più libera di ricercare una una versione più vera e più concreta di me stessa. Da lì ai successivi quattro anni sono successe tante cose che mi hanno scossa, nel senso buono del termine. Nasco in un contesto privilegiato, non ho avuto grandi sfide da dover affrontare nella mia vita, se non, per esempio, quella dell'essere presa all'università in America (ciò non vuol dire che l’iter non fosse impegnativo, anzi). A New York sono entrata in contatto con persone molto diverse da me e mi sono resa conto di cosa voglia dire lavorare per guadagnare i tuoi soldi, gestire i tuoi soldi. E soprattutto mi sono resa conto di una cosa che, secondo me, al liceo davo un po’ per scontata: il valore dello studio e dell’istruzione.Ho conosciuto persone attente al mondo, non più chiuse nella loro bolla, gente molto aperta. 

Al primo anno ho avuto una delle prime relazioni sane della mia vita. Con il mio fidanzato di allora ci chiudevamo in biblioteca; capitava che lui finisse di studiare prima di me e mi mandasse gli articoli di Al Jazeera. Io non sapevo cosa fosse Al Jazeera, non l'avevo mai letto e non avevo un grande interesse né per la politica né per quello che succedeva a livello sociale. Lui ha avuto un’influenza positiva sulla mia persona e mi ha anche resa un po’ una femminista.È una storia che è durata molto poco, ma ne conservo un bellissimo ricordo. Nonostante abbiamo vissuto nella stessa città per anni, non l’ho quasi più incontrato. 

Tutte le persone che ho incontrato a New York mi hanno aiutata tantissimo a crescere e io sono molto legata alle persone che mi aiutano a crescere, indipendentemente dal fatto che le nostre vite continuino nella stessa direzione.

Nel dicembre 2023 pubblichi su Instagram il tuo primo video parodia sulle vacanze a Cortina di una milanese doc.

In realtà arrivo veramente sui social nel 2021. Durante la pandemia ero bloccata in Italia. A novembre 2020 ho preso il Covid e sono rimasta isolata nella mia camera, lontana dalla famiglia. 

In quei giorni ho visto su Instagram l’ estratto di un programma televisivo in cui insegnavano a fare la spesa sexy. Era letteralmente un tutorial in cui c'era questa ragazza con tacchi e pantaloncini corti che mostrava al pubblico come fare la spesa sexy. Ovviamente non ho nulla contro le persone che hanno messo in scena tutto questo: è il messaggio ad avermi dato fastidio. Quel giorno ho deciso di cercare di reperire online più materiale possibile su come viene rappresentata la donna dai media. Ho unito tutti questi patchwork di programmi televisivi, interviste e interventi radio a  un monologo dal tono sarcastico, scritto da me, che ho deciso di pubblicare l’ otto marzo. 

Questo video ha avuto circa 800.000 visualizzazioni in meno di ventiquattro ore nonostante durasse circa sei minuti; solitamente i reel durano molto meno. Ricordo che il mio cellulare quel giorno è impazzito, ricevevo notifiche di continuo. Dopo quel video ho fatto altri cortometraggi, sono tornata in America e poi sono tornata in Italia a luglio del 2023. 

Nei miei progetti ho sempre parlato di temi socialmente rilevanti, purtroppo sostenere il lavoro di ricerca su questi temi da sola e trovare degli sponsor che potessero finanziare i corti era diventato davvero difficile. È in questo momento che ho deciso di approfondire la mia vena comica, prendendo in giro la persona che conosco meglio e che mi fa più ridere di Milano: la sciura. 

Il reel su Cortina, il mio primo video girato dal vivo e non su green screen, esplode. Eravamo sotto Capodanno, finto mood “Vacanze di Natale”, l’algoritmo di Instagram e un briciolo di fortuna hanno dato un’impennata alle views. 

Cosa provi nei confronti dei personaggi che interpreti? C’è una punta di giudizio?

La verità è che no, non c'è giudizio.  Questo è uno dei grandi insegnamenti che ho ricevuto negli anni di teatro. Non puoi giudicare i tuoi personaggi, non sei una brava attrice se lo fai. È un esercizio di empatia, anche le persone più spiacevoli possono avere qualcosa che ci connetta con loro. Non sto dicendo che la young sciura sia  l'amica che scelgo e con cui  vorrei andare a prendere un caffè ma ne ho conosciute tante e sono stata anch'io una young sciura in passato. E a volte lo sono ancora.

Ogni giorno trovo spunti diversi per poter interpretare il personaggio e perdonarlo, mi diverte il mondo in cui vivono perché è un mondo parallelo, per certi aspetti folle. Se  la baby sitter si è dimenticata il cappello da Orticola, è un dramma…a volte penso che mi piacerebbe tornare a vivere in quel mondo lì perché tendo a essere una persona pesante e molto drammatica. Do tanto peso alle cose che succedono, alcune delle quali mi feriscono tanto e quindi, ritrovare un mondo parallelo in cui invece un vero problema non esiste, potrebbe essere una liberazione. 

Sono consapevole che i miei personaggi possano dare molto fastidio ad alcune persone, non si può piacere a tutti quanti e non ho neanche la pretesa di dire “Sto facendo un lavoro incredibile per l'umanità”. La cosa che più mi fa piacere,  se incontro qualcuno, è se mi dice “Mi hai fatto ridere”. Sto rivalutando tanto il potere della risata. È un’arte che va coltivata e raffinata. Mia madre mi dice sempre che i miei reel di adesso non fanno ridere come quelli di una volta. C'è un lavoro che devo continuare a fare per renderli sempre attuali, rilevanti, poco banali. Se posso aiutare le persone a rendere le loro giornate anche solo un po’ meno pesanti sono felice. Prima pensavo che fosse bello far piangere la gente, ora voglio far ridere, cosa che è  ancora più difficile.

Ultima domanda alla Francesca Fagnani. Carolina, che sciura si sente?

Per un periodo ho fatto finta di non essere sciura e non ci sono riuscita perché in fondo in fondo un  po’ sciura lo sono anche io, se non lo fossi non riuscirei a fare quello che faccio. Rivendico questa piccola percentuale di “sciuraggine” e non vedo l’ora di diventare la zia sciura, avere dei nipoti e regalare loro dei vibratori. A ogni periodo della nostra vita corrisponde un tipo di sciura diversa. L' idea che mi sono fatta è che in ognuno di noi c’è una sciura nascosta, intesa più come un’attitude che come prototipo di signora ingioiellata.

Prometto a Carolina che ci vedremo presto. Combatterò contro la mia pigrizia e la andrò a trovare nello studio di hot yoga in cui, tra le tante cose, insegna. E voi?