Design Week 2025 - Come il design ci aiuta a capire chi siamo (e dove stiamo andando)
Anche quest’anno la Design Week è giunta al termine.
E anche quest’anno ha lasciato il segno, sia in positivo che in negativo ( sì, abbiamo visto tutti come le file chilometriche siano diventate simbolo della città).
Ma, sorvolate le lunghe attese in coda, di belle installazioni ce ne sono state eccome! E molte hanno rubato i nostri cuori.
La Design Week è infatti un’ottima occasione per conoscere e scoprire tutto quello che c’è di nuovo nel nostro presente.
In fondo il suo obiettivo è proprio questo: celebrare la creatività, l’innovazione e farci divertire trasformando l’intera città in un vivace laboratorio di idee.
E noi? Beh, con il giusto allenamento e una media di 10.000 passi al giorno, ecco chi abbiamo scoperto in giro per la città.
Renascor, il giardino a portata di mano di Ji-youn Woo
Che in città ci sia smog ovunque non è un segreto.
Macchine a passo d’uomo e nubi di polvere sono all’ordine del giorno. Ma se si potesse avere una piccola oasi verde tutta per sé - sì, anche in un monolocale di 20 metri quadri - come sarebbe?


A questo ci ha pensato Ji-youn Woo - designer che ha ideato Renascor, per regalare a tutti noi un sogno sostenibile.
Si tratta in realtà di una serie di vasi che crescono come alberi.
Lavorando infatti il filato di carta - una fibra naturale e biodegradabile - come se stesse lavorando a maglia, ha utilizzato questa tecnica per modellare il materiale in forme che ricordano i rami degli alberi.
La struttura è rinforzata con acrilico ecologico e rifinita con una vernice a base d’acqua, così da garantirne la durata nel tempo - oltre che la sostenibilità.
Inoltre, ogni vaso include serbatoi d’acqua in acrilico o vetro, nei quali si possono inserire e disporre i fiori che più si amano.
Che siano rose, tulipani o mimose infatti poco importa, perché è il sogno di avere un albero che sempre fiorisce a incantare.
Renascor è infatti un ponte tra la natura e l’esperienza umana, che trasforma anche il semplice gesto di disporre i fiori in una vera poetica della sostenibilità. Si tratta di un elemento scultoreo, un vaso che racchiude in sé l’essenza di un albero e che permette di avere - anche in città - del verde tutto intorno.
MOSHdesign x CabinetOseo: arte, design e biotecnologia
Cosa accadrebbe se usassimo il 100% del nostro cervello?
Di tutto, o forse nulla.
Ma sappiamo invece che il micelio - struttura radicale dei funghi - può diventare una tela vivente in continua evoluzione, un contenitore di forme ed emozioni.


La startup biotecnologica argentina MOSH infatti, specializzata nell’uso del micelio come materiale sostenibile, ha lanciato MOSHdesign: un progetto in cui biotecnologia e arte si fondono con l’obiettivo di coltivare un design sostenibile e innovativo.
E in occasione della Design Week, ha collaborato con Cabinet Oseo - specializzato nella creazione di gioielli e opere d’arte ispirate alla natura e al corpo umano - per presentare un'installazione artistica che invita a riflettere sulla natura e il nostro legame con essa.
Attraverso forme scultoree coltivate proprio a partire dal micelio infatti, corpo e natura si fondono in un’unica entità.
Insomma, l’installazione è una vera e propria dichiarazione: il design sostenibile non solo risponde alle sfide ambientali, ma è anche un linguaggio artistico dove natura e creatività possono intrecciarsi.
Deus ex Machina e il tempio del futuro di Arno Hoogland
Una macchina CNC che lavora l’MDF seguendo indicazioni umane.
No, non è l'inizio di un film futurista o di fantascienza ma la realtà.
Arno Hoogland infatti ha scoperto un software che gli permette di collaborare con la sua macchina a controllo numerico computerizzato (CNC) per creare pezzi unici di design.


Gli basta solo specificare spessore e forma delle linee: il resto - come quanto in profondità dover scolpire il materiale - lo decide la macchina da sé.
Esatto - avete letto bene - il risultato finale è in questo modo imprevedibile per tutti: sia per noi, per Arno e perfino per la macchina stessa.
Il materiale utilizzato è l’MDF - Il medium-density fibreboard, traducibile come pannello di fibra a media densità - un materiale economico e facile da lavorare. A causa della sua natura polverosa è spesso considerato il più grezzo e meno estetico nel mondo dell’interior design, ma questo non ha certo fermato Arno.
Anzi, ispirato proprio dalla collaborazione tra uomo e macchina, il designer ha debuttato con la sua prima mostra personale - intitolata Deus ex Machina - nel distretto Isola durante la Milano Design Week.
Lì ha mostrato le qualità quasi divine di questo materiale e ha presentato al pubblico un vero e proprio “tempio del futuro”, realizzato in collaborazione con la macchina fresatrice.
Kaikado 150: Una Storia di Precisione Artigianale
Da sei generazioni la famiglia Yagi gestisce a Kyoto un laboratorio di tea caddies, sotto il nome di Kaikado.
L'azienda, la più antica produttrice giapponese di tea caddies ancora attiva, è rinomata in tutto il mondo per i suoi Chazutsu (contenitori per il tè) realizzati a mano.


I passaggi per realizzarli sono sempre gli stessi - 130 per la precisione - e i contenitori, realizzati con tanta cura, ancora oggi si adattano perfettamente con una chiusura ermetica a un caddy prodotto cinquant’anni fa.
Il motivo è semplice: si tratta di oggetti pensati per essere tramandati nel tempo e prodotti con precisione impeccabile sin dalla fondazione del laboratorio Kaikado, nel 1875.
Quest’anno quindi - in occasione del loro 150° anniversario - ERG Media, fondata da Ted Gushue, ha celebrato questo traguardo con la pubblicazione del libro d’arte Kaikado 150.
Questo illustra la storia del marchio attraverso fotografie originali e ricche di dettagli, e racconta il processo meticoloso necessario per dare vita a un caddy.
Stampato su due tipi diversi di carta, con inchiostri metallici in tonalità di stagno, rame e ottone - gli stessi tre materiali usati per creare i contenitori del tè - il libro è una vera e propria chicca di design.
ERG infatti ha scelto con attenzione materiali che riflettessero l’eredità di Kaikado: carte ricche di texture che richiamano il loro iconico packaging e una rilegatura a dorso scoperto, tipica dell’editoria giapponese.
STONE ISLAND SOUND PRESENTA FRIENDLY PRESSURE: STUDIO ONE @ CAPSULE PLAZA
Ultima tappa del nostro viaggio è proprio lui: l'impianto audio Friendly Pressure:Studio One in collaborazione con Stone Island e che ha fatto ballare la movida - milanese e non - per tutta la settimana.
Situato all’interno di Capsule Plaza presso Spazio Maiocchi, si è trattato di un vero e proprio spazio aperto, in cui suono e design hanno potuto dialogare e promuovere convivialità.
Il tutto è stato animato dalla comunità musicale che ruota attorno a Shivas Howard Brown e al suo studio di diffusori su misura, Friendly Pressure.


Unendo l'estetica del design senza tempo, con tecniche produttive d’avanguardia, Friendly Pressure ha progettato e realizzato in esclusiva per Stone Island Sound un sistema audio hi-fi su misura - svelato proprio durante la Design Week.
Friendly Pressure: Studio One presenta al suo centro una coppia di diffusori progettati internamente, dotati di corni unity e subwoofer realizzati da Bosco Taylor.
Dopo anni di sperimentazione, i corni unity sono pensati per fondere diverse frequenze sonore in una singola sorgente, offrendo una riproduzione audio unica ed emotiva.
L’intero sistema è costruito in compensato di betulla baltica e lenti in resina epossidica, materiali scelti per espandere la gamma dinamica e creare un paesaggio sonoro ampio e immersivo.
Il setup - personalizzato per Stone Island Sound - è completato da una consolle regolabile sviluppata con Fables Collective. Inoltre presenta un sistema a rack firmato Mitre & Mondays, sgabelli disegnati da Andu Masebo e divani modulari di ANDA_BA per un’esperienza di totale immersione.
Friendly Pressure: Studio One si collega quindi senza alcuno sforzo alla filosofia LAB & LIFE di Stone Island: LAB, come simbolo di un'indagine continua e senza limiti sulla trasformazione dei materiali; LIFE, come espressione di un’esperienza vissuta, dell’identità, e del senso di appartenenza che unisce la comunità del brand.
È proprio la condivisione al centro del lavoro di Shivas e della musica come forma d’espressione.
Energia, collettività, immaginazione, e divertimento sono ciò che Studio One ha portato a Milano, incarnando pienamente lo spirito della Design Week.