Estate: portami lontano sulle onde.
In inverno un mio amico guarda il mare e mi dice: “Guarda, quanto blu, solo onde, e schiuma bianca”. Ma ora è il tempo dell’estate, “calda come i baci che ho perduto” – canterebbe Bruno Martino – e il mio amico non è più con me. Il mare, però, rimane e diventa l’amico fidato a cui tutti chiediamo di essere portati via, abbandonati alla sua danza, ora lenta, ora sostenuta, certi che non potrà farci male, ammaliati dal blu. E così, gli sussurriamo i desideri più segreti, nella speranza che la stagione dei gelati sciolti sotto il sole non finisca mai.
È tornata un’altra estate, e con lei la magia del sentirsi vivi, la promessa di giorni infiniti, assuefatti agli stimoli costanti, e le serate dolci, lente, e senza fine, che portano con sé qualche vaga nota di eternità. Con lei ritornano anche le illusioni, le inquietudini aggiunte alle romantiche insoddisfazioni, e i ritmi sincopati delle risate degli amici che talvolta coprono il suono del mare e riempiono il silenzio dei pomeriggi bruciati di sole. Un’estate è calore e reminiscenza di baci perduti, è il racconto di splendidi tramonti e di rabbia che brucia, il primo gelato dell’anno, un pisolino sotto il sole, un segreto sussurrato sottovoce al languire del giorno. Un’estate è la storia dell’impercettibile e irreale fruscio di mille petali di rose che cadono su di noi, e di una nuova neve che ci aspetta. Ma soprattutto, un’estate è una dichiarazione di speranza, di rinnovamento e di ritorno alla semplicità, lontani dal brusìo. Un’estate è il calore della cabina, all’interno della quale, appesi a un chiodo, giacciono i costumi da bagno a righe bianche e blu, accanto a uno specchio, così che nella penombra, un attimo prima di uscire al sole, un colpo di pettine precisi ancora le acconciature. Un’estate è la scritta bianca “salvataggio”, sul fondo arancio del salvagente di sicurezza, e il paio di infradito abbandonate sulla battigia, mentre le cicale cantano al cielo e all’abisso. Un’estate non è solo un amore perduto, ma è la consapevolezza di un inverno nuovo in arrivo, della caducità delle cose, dei luoghi, delle stagioni e delle persone. È anche mancanza, perdita, ma soprattutto frenesia, scalpitante attesa e incontenibile felicità di un orizzonte che, ancora una volta, sarà lungo un anno.
Che sia un’estate vissuta ad libitum.
”Mare, mare mare, voglio annegare.
Portami lontano a naufragare!
Via, via, via da queste sponde.
Portami lontano sulle onde!”
- Franco Battiato, Summer on a solitary beach.
Immagine di copertina: Luigi Ghirri, Riviera romagnola, Italy, 1989