Il potere della memoria e la seduzione della nostalgia - Le Schegge di Bret Easton Ellis
"Quando parli con me, in realtà stai parlando a te stesso”. Questa frase echeggia nella mia mente, mentre mi ritrovo a scrivere di Le Schegge, che si materializza nella mia testa come una confessione, una bugia, un simulacro di memorie apparenti, di immagini latenti riflesse su specchi frantumati, e un diario di isolamento e paranoia.
Sì, è una storia di paranoia, quella di Bret - autore del romanzo e voce narrante di Le Schegge - che scava negli altri per ritrovare se stesso, cercando di tenere insieme i frammenti chimerici del suo mucchio di specchi rotti. E si ritrova, Ellis, circa sessantenne - quando decide di aprire quel varco capace di fargli rivivere gli avvenimenti dell’autunno 1981- a ripercorrere le strade dei sobborghi di Los Angeles secondo le stesse traiettorie percorse da diciassettenne, a bordo della sua Mercedes decappottabile, ascoltando musica new-wave, vestendosi di camicie Polo Ralph Lauren button down e cravatte regimental, inseguendo la vita come qualcosa di capito per sempre, dietro i Ray Ban Wayfarers. É stanco, Bret, di guardarsi allo specchio e da tempo non riconoscersi più. Ed è così che l’autore, ossessionato dai ricordi e forte abbastanza da oltrepassare l’anello rotto della catena della memoria, ci restituisce un romanzo che trova completezza nella sua più totale frammentazione.
Sono loro, le schegge di una psiche divisa, le vere protagoniste del romanzo.
Il risultato di questo processo è una ricostruzione vivida, quasi cinematografica (non sorprende che Luca Guadagnino stia lavorando all'adattamento televisivo del romanzo), della Los Angeles degli anni ’80. È una città ormai svanita, assorbita forse dal suo stesso spaventoso erotismo, piena di avvenimenti conditi di dettagli sconvolgenti, terribili aggressioni e ritrovamenti di corpi senza vita, immeritevoli di essere news da prima pagina.
Ci sono infiniti elenchi di canzoni, automobili lussuose, abiti e accessori di alta moda, sfoggiati dai giovani liceali tra una scorribanda e l'altra per i locali della città, i corridoi della Buckley School e le spiagge dorate nelle ore più blande, citati in una profusione di marchi nel tentativo di tracciare una geografia tra le scintille di memoria: rappresentano lo sforzo, in un debole chiarore di speranza, di assemblare qualcosa di simile a una personalità.
Una personalità che si costruisce sui corpi giovani e perfetti di adolescenti privilegiati, incastrati in quel sogno americano che si esprime, in questo caso, attraverso la glorificazione eterna della gioventù. Ed ecco quindi che gli adulti del romanzo vestono gli strettissimi panni degli adolescenti, mentre gli adolescenti, figli di una giovinezza glam e atona, sono sempre più soli. È così che per loro l’insensibilità diventa un sentimento, un movente, una ragione di esistere: estasi che passa attraverso l’assuefazione data dalla droga, dai piaceri della carne e, ancora una volta, dalla paranoia.
Le Schegge eccelle nel creare uno stato d'animo suggestivo di riflessione, disperazione e desiderio: la narrazione è solo funzionale a trasmettere il sentimento attraverso la scelta delle parole, utili a perimetrare uno stato d’animo piuttosto che a spiegare esattamente cosa sta rimuginando il narratore. Cosa sia successo a Bret e ai suoi amici, e se ciò sia avvenuto davvero, non è importante: scommettere che una storia sia vera è solo un modo diverso di ingannarsi.
Il vuoto intorno alle parole è poi riempito dalle canzoni emblematiche di quel periodo, inni alla speranza nel futuro, a nuove metamorfosi. Ho letto questo libro con Vienna degli Ultravox in sottofondo, tenuto al caldo da una mano in mezzo a un cielo serale che svaniva a distanza, mentre la luce del giorno si rompeva.
Vi consiglio di leggere Le Schegge af(fidandovi) completamente al narratore, di vivere l’esperienza della lettura come un modo per riflettervi anche voi in uno specchio rotto, e di arrivare a capire, contro le vostre pretese, che parlando agli altri parlate anche a voi stessi.
La lettura prosegue con la leggerezza e l’involontarietà tipica dei sogni: la stessa parola scelta per chiudere le circa settecento pagine di questo romanzo che vi insegnerà, infine, a vivere contemporaneamente su piani distanti, il potere della memoria e la seduzione della nostalgia, e che quando i vostri occhi non saranno più velati dalle briciole dei sogni, allora avrete perso per sempre qualcosa di inestimabile.