Intervista a Enrica Ponzellini
Io ed Enrica ci incontriamo una domenica mattina di febbraio in via Santa Marta 19, nella boutique milanese di Bitossi Home. Enrica è seduta su un grande cuscino a fiori, alle sue spalle una parete a quadri rosa e bianca.
Enrica è una donna interessante che ha tanto da raccontare, mi perdo subito nel racconto delle sue esperienze, dei libri che legge, dei set di moda a cui ha partecipato.
Per l’occasione, Enrica ha portato con sé alcuni capi del suo guardaroba che vedrete nelle foto qui di seguito. È davvero chicchissima!
Se dovessi spiegare a un bambino che lavoro fai, cosa gli diresti?
Lavoro con oggetti bellissimi e con persone piene di fantasia. Possiamo inventare tutto l’importante che faccia sognare. Sono fortunata, faccio un lavoro che mi diverte. E tu?
Il tuo percorso in Condé Nast comincia a Londra nel 2006 come fashion assistant. Cosa ricordi di quel periodo?
In realtà comincia a Milano nell'ottobre 2005-2006 con uno stage di un anno in Condé Nast Italia e poi, nell' estate 2006, mi sposto per 6 mesi in Condé Nast International a Londra. Era un momento di grande espansione per Condé Nast, la strategia era di aprire testate in nuovi mercati del lusso.
Ho lavorato al lancio di Vogue Russia, con una donna simpaticissima greca, Sophia Neophitou, all'epoca direttrice e ora fondatrice di Ten Magazine. Ricordo le risa di Sophia, la sua passione per Alaïa, Galliano, Parigi e la Couture. Ricordo Vogue House, dove passavo quasi tutto il tempo nel basement a spedire pacchi e dove ho dormito anche una notte per le bombe esplose l'11 luglio. Vivere Londra e Vogue a 25 anni…secondo voi mi sono divertita?
Nella tua carriera hai avuto tanti ruoli diversi che ti hanno portata a diventare Editor in Chief di Vogue Sposa e Vogue Bambini e Communication Director di uno dei brand italiani più conosciuti al mondo. Che consiglio daresti a chi ha voglia di intraprendere una carriera nel mondo della moda?
Studiare, leggere, osservare e lavorare con costanza. Avere una propria visione.
Hai lavorato con Franca Sozzani per molto tempo. Qual è l’insegnamento più grande che ti ha lasciato?
Niente è impossibile, c’è sempre una soluzione a tutto. Ma anche non essere “tirchia” con i sogni, Dream Big. Franca mi ha regalato tanto…
In una tua vecchia intervista hai dichiarato che quando eri piccola tua madre ti faceva vestire in blu navy, bianco e nero mentre tu volevi indossare solo abiti rosa. Che tipo di rapporti hanno i tuoi figli con la moda?
Vestivamo alla Marinara, mia madre aveva una estetica molto classica.
Per mio figlio di nove anni la moda non esiste, non ha idea di come si veste, prende le prime cose che trova, è molto attento allo spreco e quindi non vuole che gli compri mai cose nuove, non è mai stato in una boutique e credo sia in assoluto l’unica cosa che non farebbe mai con me.
Mia figlia Maria di quattro anni ha un rapporto quasi opposto con la moda: è attentissima a quello che indossano adulti e bambini attorno a se. Passa le giornate a travestirsi e cambiare personalità in base ai vestiti che indossa. Per lei è un gioco e io la lascio libera, a volte ci sono dei genitori che mi guardano storto perché mia figlia è molto originale nel modo di vestire. Odia molto la sua uniforme di scuola che però, per mia fortuna, è obbligatoria.
Sei nata a Bologna, hai vissuto a Milano (e non solo) e ora vivi in Spagna. In cosa ti senti veramente italiana?
Io mi sento Europea, ho studiato e lavorato in diversi paesi dell'Europa anche se sono nata in Italia. Amo l'Italia dove passo molto tempo e dove vive parte della mia famiglia. Sono italiana nel modo di vestire, nell' amore per la casa e la cura nei dettagli estetici di qualsiasi cosa faccio. La maggior parte degli stilisti, artisti, designer e architetti che amo sono italiani.
Quali sono i capi del tuo armadio a cui sei più affezionata?
Camicie classiche di Principe Firenze, collezione di trench di mia nonna, collezione di ballerine, nastri.
Cosa hai comprato con il tuo primo stipendio?
Flap Bag Chanel 2.55 nera catena oro giallo.
Parlare con Enrica è stato bellissimo e vederla indossare alcuni dei suoi capi preferiti in una cornice così divertente mi ha ricordato una cosa importante che, temo, si tenda a dimenticare: la moda è gioco, gioia, divertimento. Non uno strumento per dimostrare agli altri quanti soldi si hanno sul proprio conto in banca.
Pics by Joana Preyre