Luca Cesa, un attore “folle d’amore”
Romano,capelli riccissimi e voce profonda. Luca Cesa è l’attore che interpreta Ettore Carniti, primo marito della poetessa Alda Merini, nel film diretto da Roberto Faenza in uscita il 14 marzo su Rai1.
Com’è cominciata la tua carriera di attore?
Ero all’ultimo anno di liceo classico in una fase della mia vita in cui ero ancora molto indeciso su quello che avrei voluto fare. Spinto dai miei amici, ho deciso di iscrivermi a un laboratorio teatrale. Lo spettacolo da portare in scena quell’anno era l’Antigone di Sofocle. La mia insegnante di recitazione decise di partecipare con l’Antigone a un festival di teatro per giovani attori dedicato alle tragedie greche, a Siracusa.
Ed è proprio lì che mi sono innamorato del mondo della recitazione. Una volta diplomato, ho capito che fare l’attore era la cosa che volevo fare. Così è cominciato tutto.
Nel nuovo film su Alda Merini diretto da Roberto Faenza in uscita su Rai1 il 14 marzo, interpreti Ettore Carniti, primo marito della poetessa. Raccontaci del tuo personaggio.
Ettore Carniti era un fornaio, un sindacalista, un grande lavoratore. Ho cercato di documentarmi il più possibile su di lui, ho anche letto il libro che ha scritto una delle sue quattro figlie, per cui è stato un padre eccezionale.
I due si sono conosciuti in un cinema, Alda era una ragazza molto sincera e diretta. Fu lei ad avvicinarsi a lui. Innamoratissimi, si sposano il nove agosto del 1953 e, dopo poco tempo, mettono al mondo quattro figlie ( che la Merini, costretta a vivere per quasi dodici anni in manicomio, non ha potuto crescere n.d.r.)
Alda ed Ettore avevano due caratteri diametralmente opposti, Alda era un’artista vulnerabile, una creatura dalla mentalità aperta, sensibile, non una donna “tradizionale”. Lui, uomo d’altri tempi, non ha mai accettato la libertà della Merini: voleva una donna che si occupasse solo della casa e della famiglia.
Le aspettative di Ettore vanno in contraddizione con la realtà: la crisi tra i due diventa serissima e lei viene rinchiusa in manicomio . Finché nel 1978 la legge Basaglia decretò la chiusura di tutti i manicomi. Alda Merini dedicò allo psichiatra Franco Basaglia una toccante poesia, definendolo “eterno soccorritore”.
Laura Morante interpreta Alda Merini: com’è stato lavorare con lei?
Avere la possibilità di girare un film con un’attrice del calibro della Morante è, di per sé, un’avventura. Credo che, con il suo modo di essere, Laura si sia avvicinata moltissimo alla poetessa, senza imitarne i tratti del carattere.
Laura è una professionista, mi ha ascoltato e dato molti consigli. E’una diva ma è anche molto “umana”, è una di noi.
Pur essendo stato girato quasi interamente a Torino, la storia del film è ambientata nella Milano degli anni 60. Che rapporto hai, da romano, con la capitale meneghina?
Roma, a differenza di Milano, è una città in cui tutto scorre più lentamente. A Milano, al contrario, è tutto molto più veloce. Tanti ricordi mi legano a questa città, ci sono venuto spesso anche per lavoro e qui ho molti amici.
A livello empatico, di primo acchito con i milanesi ci si “piglia poco”, ma è solo questione di tempo. Milano è una buona città in cui divertirsi, fare cose che solitamente non faresti (il karaoke in Paolo Sarpi è una di queste).
“Folle d’amore” è il titolo scelto da Faenza per questo film, il regista ha preso spunto dal nome di una raccolta di poesie per ragazzi della Merini. Qual è la tua poesia della poetessa?
E’ una poesia che ha dedicato a suo marito Ettore; mi piace immaginare che l’abbia dedicata anche un po’ a me. La poesia si chiama: “Ieri sera era amore”.
Ieri sera era amore,
io e te nella vita
fuggitivi e fuggiaschi
con un bacio e una bocca
come in un quadro astratto:
io e te innamorati
stupendamente accanto.
Io ti ho gemmato e l’ho detto:
ma questa mia emozione
si è spenta nelle parole