Mariella Milani Confidential

Mariella Milani Confidential

Quella con Mariella Milani è una delle interviste di cui sono più felice. Giornalista, critica di moda, inviata di cronaca, capo redattore della direzione del TG2. Anche se non siete esperti di moda, sono sicura che ognuno di voi, almeno una volta nella vita, ha incontrato questa donna strepitosa. Io l’ho incontrata tante volte a casa mia, quando si guardava il TG2.

Quando e perché ha deciso di diventare una giornalista?

Ho desiderato diventare una giornalista fin da quando frequentavo le scuole  medie, spinta soprattutto dalla professoressa di italiano che continuava a  ripetere che il mio modo di scrivere era un dono, come la fantasia. Spesso mi  chiedeva di leggere i miei temi alle compagne perché riteneva che anche la  voce fosse una mia prerogativa e così è stato. Mi affascinava l’idea di poter  raccontare il mondo, i sentimenti e i fatti di cronaca che accadevano intorno a  me. Sono sempre stata una persona curiosa e credo che sia una qualità  indispensabile per fare questo mestiere.

Foto di Simona Filippini

Il suo punto di vista sul fashion system è prezioso perché porta  alla luce temi che, la maggior parte delle volte, sono coperti dalla  patina dorata di un ecosistema che fa fatica a mostrarsi per quello  che è veramente. Questa e altre tematiche vengono trattate nel suo  libro “Fashion Confidential”.

Nel libro ho definito la moda un mondo pieno di luci e ombre, lustrini e  pugnali, egocentrismo e servilismo, adulazione e ipocrisia. Tuttavia ritengo si  tratti di un universo affascinante: si nutre di bellezza, sogni, creatività,  scenografie spettacolari e un immaginario caleidoscopico capace come  niente di trasportarci in un altrove in grado di far dimenticare la noia e la  ripetitività del vivere quotidiano. Mi piacciono l’estro, la stravaganza,  l’eccentricità, tutto quello che è in movimento e che racconta il tempo che  viviamo anticipando quello che verrà. In Fashion Confidential ho raccontato  l’epopea degli anni Novanta, fra sfilate mozzafiato, top model e stilisti  osannati come divi e fenomeni che hanno fatto epoca. L’obiettivo non era  soltanto quello di descrivere il dietro le quinte di un sistema, quanto piuttosto  quello di squarciare il velo - senza peli sulla lingua - sul mio vissuto, offrendo  non una fredda cronaca ma un personale punto di vista su un universo in  profonda trasformazione, anche attraverso le testimonianze dei protagonisti  e degli addetti. I social, l’attenzione alla sostenibilità e all’etica del lavoro,  l’evoluzione di certi canoni estetici, la presa di coscienza di una fluidità dei  generi sono diventate tematiche centrali e non si può usare, per parlare della  moda di oggi, lo stesso linguaggio di un tempo.

Mariella e Re Giorgio alla MFW https://www.instagram.com/p/CpId0YaMSkE/

Quanto è importante scrivere di moda in un mondo in cui la  narrazione è affidata quasi esclusivamente a immagini e contenuti  audiovisivi?

Credo che la scrittura resterà sempre uno degli strumenti più importanti  dell’informazione, anche se è difficile leggere qualcosa che non sia dettato  dal marketing e dal potere delle multinazionali del lusso sull’editoria. La forza  delle immagini, talvolta, è più eloquente delle parole ma tutto questo,  ovviamente, dipende dalla serietà e dalla capacità di racconto e di analisi di  chi veicola il contenuto. Penso che la moda, e non solo, assuma maggior

valore attraverso parole e immagini che riescano a emozionare, conquistare  o stupire chi legge o chi guarda, ma è altrettanto importante saper  decodificare quello che si vede.

C’è stata un’intervista che le ha cambiato la vita?  

Prima di occuparmi di moda sono stata un’inviata del Telegiornale e ho  realizzato reportage e interviste ad amministratori corrotti, anziani maltrattati,  giovani criminali, pedofili e bambini abusati. Ho conosciuto la realtà  raccontata in Gomorra ed è stato quel mondo a cambiarmi profondamente.  Nel 1994 scelsi di occuparmi di un settore come il fashion system dove, al di  là delle comuni prevaricazioni e delle ombre, dominano il gusto della bellezza  e il desiderio di creatività. Non è poco in un mondo così inquinato.

Un caffè con Mariella, reel Instagram e podcast in cui racconta le  tante sfaccettature del mondo della moda sono solo alcuni dei  progetti che ha portato avanti negli ultimi anni. Quali sono i suoi  consigli per creare dei contenuti che abbiano un valore?

Alla base di qualsiasi lavoro bisogna avere curiosità, entusiasmo, voglia di  affrontare sempre nuove sfide, coraggio di osare e sperimentare nuove  formule. I tanti che mi hanno conosciuto ai tempi in cui lavoravo al Tg2, si  chiedono come mai abbia conquistato oltre centomila follower su Instagram,  trasformandomi in una giornalista digitale pur non essendo affatto una  persona tecnologica, anzi una schiappa… La mia risposta è solo una:  nonostante l’età, che peraltro definisco “un dettaglio” anche se non è  completamente vero, l’arma vincente è la voglia di reinventarsi e la  capacità di creare una community che dimostra ogni giorno di apprezzare i  miei contenuti perché espressione di una voce anarchica e libera. Alla base  devono esserci necessariamente cultura, conoscenza e passione per poter  fare delle connessioni - con il cinema, l’arte, la storia, la letteratura, la musica  - che sono il valore aggiunto di ogni contenuto. Non a caso il mio slogan è  “avanti tutta!”.

https://podcasts.apple.com/it/podcast/fashion-confidential/id1564115344

Tre azioni della vita quotidiana che la rendono felice.

Guardare film, ridere con la mia nipotina e fare shopping.

La conversazione con Mariella Milani mi ha fatto pensare a una frase di Audrey Hepburn: "La semplicità e la verità sono le cose che contano veramente. Vengono da dentro. Non si può fingere".