ROSA FANTI E IL TEMPO RITROVATO
Rosa mi dà appuntamento da Cracco in Galleria. Mi aspetta seduta a un tavolino, sorridente e fresca come il suo nome. Che bello poter fare le interviste di persona!
Cominciamo a parlare ma c’è troppa confusione: clienti che ordinano la colazione, rumori di tazzine. Ci trasferiamo nel dehor.
Chi è Rosa?
Sono una romagnola trapiantata a Milano, innamorata di questa città ma la cosa bella è poter avere una doppia dimensione: amo Milano ma la Romagna è il mio rifugio.
A Milano ho trovato lavoro, amore, mi sono trasferita qui 20 anni fa. Ho fatto l’università a Bologna e poi un master a Roma. Quando mi sono trasferita a Milano pensavo fosse per me una città di passaggio, 20 anni fa Milano non aveva l’appeal che ha oggi. In realtà mi sono subito ambientata, questa città è attiva, ti accoglie, è piena di entusiasmo. Milano è un grande paese, ha i vantaggi di una grande città internazionale però la sua è una dimensione più umana e più vivibile, per questo ci sono rimasta.
Parliamo dei tuoi progetti: Azienda agricola Vistamare e Pettirosso Coolture Club.
L’Azienda agricola è nata come complemento al mio lavoro. Lavoro con Carlo da tanti anni e seguo tutto ciò che non è cucina (ride), mi occupo di tutta la parte relativa agli eventi e alla comunicazione. Vivendo e lavorando insieme alla fine ti occupi un po’ tutto, il progetto del nostro gruppo è duale, ci confrontiamo per qualsiasi cosa. Abbiamo deciso di non avere un ufficio stampa, non ci sono passaggi terzi e questo rende tutto più facile. Essendo sua moglie e collaboratrice riesco a comunicare senza filtri quello che vogliamo fare; questo ci permette di controllare tutto.
Da un po’ di anni Carlo sentiva l’esigenza di controllare la filiera, ci siamo resi conto che non è più sufficiente fare un buon piatto. Negli ultimi anni il livello della gastronomia in Italia è salito tantissimo, tanti fanno buona cucina: ci vuole qualcosa di più. Avere la possibilità di coltivare i propri prodotti e sapere quello che porti a tavola è la quadratura del cerchio.
Abbiamo cercato un’azienda agricola, inizialmente avevamo pensato alla Toscana perché avevamo amici lì, in un secondo momento abbiamo trovato questa realtà a Santarcangelo di Romagna, il mio paese, ed è scattata l’illuminazione. È un posto stupendo, si chiama Vistamare proprio perché è una collina da cui si vede tutto il mare, da Gabicce fino a Ravenna, ed è ancora più bello perché è il mio territorio. Siamo riusciti a fare qualcosa di utile per il ristorante e anche a valorizzare il territorio romagnolo che finora è sempre stato conosciuto per mare, riviera, divertimento ma ha un entroterra stupendo che purtroppo è poco valorizzato. Sia dal punto di vista paesaggistico che enogastronomico questo territorio non ha nulla da invidiare ad altre regioni ed altre realtà.
Abbiamo rilevato l’azienda nel 2019, subito prima del Covid, questa è stata un po’ una salvezza perché mi ha dato la possibilità di seguire il progetto in prima persona. Sono diventata imprenditrice agricola, ho fatto il corso IAP (Imprenditore Agricolo Professionale). Prima di cominciare il corso ero incuriosita da chi potesse frequentarlo, la sorpresa è stata che era frequentato da ragazzi giovani che avevano seguito questa strada, magari ricevendo dei terreni in eredità da nonni, genitori e che avevano deciso di recuperarli. Ho conosciuto un ragazzo di Cesena che ha cominciato a coltivare malto e cereali per produrre una birra artigianale, ha creato un progetto molto bello: l’agricoltura ti dà la possibilità di fare cose nuove, cose fighe. Mi ha colpito molto il ritorno dei giovani alla terra.
Coltiviamo ciliegie, pesche, albicocche, abbiamo sei ettari di ulivi e produciamo il nostro olio. Abbiamo recuperato un’antica varietà di vino, il Trebbiano della Fiamma che stava scomparendo e non rendeva tantissimo. Siamo riusciti a recuperare dei filari di questa varietà, vinifichiamo in anfora con un procedimento nuovo rispetto ai sistemi tradizionali. Con la frutta facciamo composte e marmellate, la utilizziamo soprattutto per la nostra pasticceria. L’orto è il parco giochi di Carlo: abbiamo un agronomo che ha una banca di semi di ortaggi antichi che stanno scomparendo, abbiamo dieci varietà di pomodori. Cerchiamo sempre di far conoscere varietà poco conosciute attraverso i nostri piatti, ci divertiamo molto.
Pettirosso è un’idea nata per gioco insieme ad una mia cara amica, Elena Ghisolfi. Ora sta diventando una realtà sempre più importante e in cui credo molto. Coolture come cool, vogliamo rendere la cultura cool. Milano ti offre tantissimo come moda, design ed altro. A me piacerebbe fare delle cose belle che abbiano dei contenuti, organizzare eventi in cui si parli di qualcosa, che sia un libro o un autore. Viviamo in un’epoca in cui siamo presi da mille cose e i social sono il linguaggio principale. Sarebbe bello avere la possibilità di fare un passo indietro e recuperare il piacere della lettura, il piacere di vedersi e poter parlare di qualcosa che rimanga. Stiamo organizzando, attraverso questo movimento, una serie di incontri, eventi, cene in cui al centro di tutto c’è la cultura, il fine ultimo è di ottenere dei finanziamenti per erogare delle borse di studio. Abbiamo il patrocinio del Comune di Milano, Beppe Sala e Tommaso Sacchi sono molto contenti, tutto quello che otteniamo viene dato alla Statale di Milano per creare borse di studio per ragazzi meno abbienti. Le borse riguardano materie umanistiche, nessuno vuole più studiare queste materie che però sono molto importanti, non esistono soltanto il design, la moda, l’economia.
Vogliamo fare qualcosa di bello, lasciare un segno. Si investe poco in cultura, tutto ciò che la riguarda e il mondo dei libri è sempre visto come “vecchiotto” e non ha un grande appeal. Durante le nostre cene cerchiamo di mettere insieme mondi diversi, vogliamo che alla gente rimanga qualcosa di quello che facciamo.
Quanto peso hanno avuto i tuoi studi e quanto le tue esperienze lavorative?
Sono sempre stata una brava studentessa, ho fatto il liceo classico, ero una secchioncella. Finite le superiori ho deciso di fare Scienze della Comunicazione, poi un Master in Marketing. Terminati gli studi ho deciso di lavorare subito. Lo studio mi ha dato delle basi ma ho imparato a lavorare sul campo. Ho cominciato in una società di eventi, poi ho conosciuto quasi subito Carlo e l’ho seguito pur non sapendo nulla di cucina. Lavorando con lui ho imparato per osmosi tante cose, quando i nostri figli non erano ancora nati l’ho seguito dappertutto, ho conosciuto i suoi colleghi e mi sono immersa nel mondo della ristorazione.
Quello che comunichi e quello che vendi è relativo: se sei brava nel tuo lavoro puoi parlare di qualsiasi cosa, l’importante è avere sempre lo stesso approccio. Io sono molto fortunata, il mondo della ristorazione è bellissimo ed è facile appassionarsi. Dietro il cibo ci sono un’infinità di cose, l’agricoltura, la creatività, l’arte, la moda. Il linguaggio gastronomico lo puoi declinare in modi diversi. Sono fortunata, faccio un lavoro che sento mio e che mi piace, non mi pesa. Sono molto curiosa, mi piace parlare con i clienti e con i fornitori.
Qual è la tua parola del 2023?
Tempo. È quello che a volte un po’ mi manca. Sono stata in vacanza e la cosa più bella che ho potuto assaporare è il tempo libero, ormai è un lusso di cui ogni tanto ci si dimentica. Il tempo è importante e prezioso, bisogna imparare a sfruttarlo al meglio. Io sono tante cose diverse, mamma, moglie, lavoratrice e mi piacerebbe avere tanto tempo da dedicare a ognuno di questi ruoli.
Se dovessi decidere di mangiare un piatto per tutta la vita, cosa sceglieresti?
La pizza è la cosa che mangio sempre più volentieri e a cui difficilmente so resistere.
So che sei un’appassionata dei libri di Somerset Maugham, tempo fa ho letto una sua frase “Per mangiare bene in Inghilterra dovresti fare colazione tre volte al giorno”. Sei d’accordo?
Ho letto tutti i suoi libri e sono d’accordo con questa frase.
Adoro la colazione, la faccio la mattina appena sveglia con i bambini. Quando vengo qui non so resistere con tutte le brioches che ci sono. Quest’ anno ho compiuto quarant’anni e tutti mi dicono che se continuo così, il mio fisico me la farà pagare. Nel dubbio, io mangio.
Dietro ogni grande donna c’è sempre una grande colazione. E su questo non abbiamo proprio nessun dubbio.